Padre Ricco Padre Povero di Robert Kiyosaki
Padre Ricco Padre Povero di Robert Kiyosaki è la bibbia dell’educazione finanziaria
Il best seller di Robert Kiyosaki, Padre Ricco Padre Povero, ormai ha più di 20 anni. Ne sono state vendute 40 milioni di copie nel mondo e secondo molti è la bibbia della libertà finanziaria. Ma come mai ha avuto tutto questo successo?
Motivi del Successo
Prima di tutto è stata una questione di timing. E’ evidente che Kiyosaki abbia saputo intercettare un bisogno insoddisfatto della persona media americana e sia riuscito a darvi risposta.
Inoltre, il libro presenta pochi concetti, basilari, e li ripete allo sfinimento. Per introdurli, usa le figure del Padre Ricco – imprenditore di successo – e di quello povero – che in realtà povero non è, ma è il classico esempio del burocrate stipendiato di medio livello. L’ artificio retorico è piuttosto banale ma molto efficace per mettere in risalto le due diverse mentalità. Il padre ricco non sbaglia un colpo, quello povero esce piuttosto malandato dal confronto.
Concetti fondamentali
1) I poveri scambiano il loro tempo per soldi. Quindi, più soldi vogliono, più devono lavorare e meno tempo per loro, per la loro famiglia e per fare ciò che amano hanno. I ricchi invece fanno lavorare i soldi riuscendo così ad affrancarsi dalla RAT RACE, che, tradotto malamente, rappresenta il criceto che corre sulla ruota non andando da nessuna parte.
2) Come si associa un valore emozionale ai soldi, il nostro QI finanziario scende: i soldi mi rendono felice perché mi permettono di comprarmi quell’oggetto… in realtà la felicità procuratami da quell’oggetto è ben limitata nel tempo e l’unico risultato duraturo è che non ho più a disposizione i soldi che ho speso.
3) La distinzione tra un’attività (che porta entrate) ed una passività (che porta uscite, costi): l’esempio classico e più contestato del libro è proprio la classificazione della casa di proprietà. Il Padre Povero ritiene che indebitarsi per comprarsi la casa dove vivere sia un investimento (e quindi debba essere considerata un’attività), il Padre Ricco invece ci spiega che un investimento è solo un qualcosa che ci produce una rendita e non dei costi. La casa di abitazione comprata con un mutuo non è assolutamente un investimento ma una passività che oltre a non portarci alcuna rendita costante, ci costa denaro in tasse, manutenzione e interessi sul mutuo.
4) I poveri tendono a spendere più velocemente i soldi in oggetti di lusso quando ne hanno la possibilità. I ricchi invece investono quei soldi in attività che diano una rendita e poi, con quella rendita, magari si comprano quello che si era comprato il povero.
In conclusione, il libro riporta altri due concetti fondamentali: l’importanza dell’educazione finanziaria, che purtroppo la scuola trascura, il circondarsi di persone positive, competenti e che, con il loro esempio, ci spronino a migliorarci di continuo.